Le perquisizioni e gli arresti scattati all’alba in tutta Italia, negli ambienti no Tav e non solo, sono il segno evidente che la dittatura del mercato si sta imponendo con regole ancora più ferree. Da una parte si decide di saccheggiare chi ha meno e di introdurre il lavoro non-stop, tomba di ogni umanità possibile e di ogni certezza futura. Dall’altra, proprio mentre scoppiano ovunque le prime proteste, parte un’operazione di polizia diretta a uno dei simboli più forti dell’autodeterminazione popolare, a difesa del territorio e dei beni comuni da speculazioni pesanti, inutili e in odore di criminalità organizzata.
Guarda caso, però, queste speculazioni sono fortemente volute dalla maggioranza dei partiti che, ridotti a tappezzeria in un Parlamento fantasma, tentano di garantirsi almeno gli affari.
Oggi il messaggio è anche più chiaro: il grande manovratore al Governo non va disturbato, ora è lui a garantire la continuità di interessi passati e presenti. E se qualcuno non ci sta si rispolvera il manuale delle strategie repressive, buono per ogni stagione e conveniente per molti. Per continuare a lucrare insensatamente, così come si è fatto sinora nonostante i terribili risultati, e per mantenere il controllo sociale, in uno stato di anestesia generale che ci immobilizza ormai da decenni.