Stanza numero otto

Quello stringersi insieme
nelle scampagnate estive
il parlare accessorio e la scarpata
oltre il recinto di legni
cosa portavano al cuore
dal contorno di pelle
e di abiti leggeri

un respiro che torna all’inizio:

dietro la casa anni cinquanta
un riporto di terra confinato
da muri di cemento, bassi

la campagna è più oltre
nel mezzo un convento solitario
ci faceva da meta,
oggi tanti palazzi

pasticciavo la terra con le mani
e con l’acqua
poi correvo fino al marciapiede
davanti, tra le aiuole
perché bella di notte si chiama
quel fiore un po’ più osceno
della viola mammola? non piaceva
a mio padre
male è tenere fiori in un recinto,
contratti nell’oscuro e soli
soli anche di giorno
troppo aperti alla luce

che bambine curiose oltre il
comune pudore, sognarsi in fuga
con l’amico più grande fin dentro
la fortezza cappuccina
lungo il suo corridoio un rumore
di biglie rotolate fino alla sponda
ultima, dove tutto finisce (1996)

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