Una pax agghiacciante

La trattativaLa Trattativa di Sabina Guzzanti è un film ben fatto e necessario. Ben fatto perché costruisce attorno a un contenuto forte, e urgente da comunicare, una soluzione stilistica coerente e multiforme, utile per la comprensione degli spettatori ma mai appiattita sul fine, tanto che la definizione stessa di docufilm rischia di essere riduttiva. La realtà che irrompe attraverso video di repertorio e dettagli informativi, imbullettati sullo schermo a mo’ di enorme bacheca che espone e denuncia, incrocia la sua stessa rappresentazione mentre si costruisce, tra scena aperta e backstage, tra coro muto che osserva, come in una tragedia greca, e personaggi che si staccano dal fondo per prendersi spazio e parola, luce e racconto che li anima. E che ci illumina con i fatti, in un succedersi impietoso dalle stragi di mafia dei primi anni Novanta ai depistaggi agli interrogatori, fino alle prove di relazioni dirette tra stato, mafia e massoneria ai loro livelli più alti. Per poi arrivare a quella pax agghiacciante che dall’ascesa di Berlusconi ad oggi tiene insieme, in un abbraccio mortale, gli affari di tutti “loro”. E blocca ogni cambiamento che non sia di facciata, utile perché tutto continui secondo spartizione, senza squilibri, sgarri o aggravi nei libri paga.
Un film come questo andrebbe proiettato ovunque, nelle piazze e nelle scuole, per superare l’omertà, la disinformazione e i tabu che finora, non a caso, ci hanno impedito di guardare i fatti esattamente per quello che sono. E di parlarne liberamente, senza rischiare di essere accusati di vilipendio o di essere linciati mediaticamente. Forse molti di noi arriverebbero finalmente a capire perché l’Italia vive da troppo tempo un’anomalia pericolosa e unica nel suo genere, alimentata da una classe politica che si finge rinnovata ma che in realtà oggi è ancora più stretta in quell’abbraccio mortale.
Apriamo bene gli occhi, anche questo film può essere un inizio.

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