Intanto

GiardinettoDa un paio d’anni sono assente da questo blog. Sono successe varie cose e riassumerle non è facile. In sintesi, tanto lavoro su tutti i fronti e tanta rielaborazione degli anni vissuti. Riflettere su quello che si è fatto e sul suo senso è periodicamente necessario. Così ho eseguito il compito con diligenza, organizzando mentalmente in un disegno compiuto tutto quel fare senza pensare che è tipico del quotidiano di tanti. Poi si riprende, senz’altro più ricchi di prima.
Intanto un piccolo giardino selvatico si è trasformato con erbe aromatiche, gelsomino e perfino rose; la coniglietta Bianca ormai lo sente suo, con conseguenze immaginabili; mia figlia mi ha fatto scoprire il cinema di animazione poetica; mio marito sta per terminare una lunga sceneggiatura; fra qualche mese la casa editrice Oèdipus pubblicherà il mio Requiem per una giraffa; a breve concluderò un memoir a cui lavoro, guarda caso, esattamente da due anni.
Intanto il mondo va sempre peggio e la campagna elettorale italiana pure, con contenuti che mai avrei immaginato. Per fortuna in giro si scoprono esperienze preziose di cui pochi parlano. Quando le penso mi torna la speranza.

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Ora crochi

Scatta l’irrigatore in un quadrato d’erba
tra ricami di mura e campanili d’ombra
poi si rivolge al cielo senza alcuna espressione,
nella ricchezza involontaria che cresce:
sensi di colpa, intima rassegnazione
battaglie sublimate in giardino

prima c’erano viole e ora
crochi, gialli e dritti nel sole
nati da una fitta d’orgoglio
nutriti d’insolenza

e semina un ronzìo subliminale
una leggera potenza di vita
sincronica nebulizzata razionata
precisa in assenza di vento

occhio non sente e orecchio non vede
dentro un corpo in disparte
che macina resti di pensiero
nello stomaco arreso: languore,
esito di un ricordo dietro il lancio dell’acqua,
difetto di ragione che rincorre vita
al fondo dell’umido

trascura i germogli e i fili d’erba teneri
gli inizi, le speranze

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Il denaro non fa i diritti

RadioCoraSi va rafforzando il costume di elargire mance ed elemosine a parziale risarcimento di diritti negati, trattando un po’ tutti i casi – dai licenziamenti alle torture – con identico approccio, superficiale e irrispettoso della dignità umana. Sei un diciottenne e non hai un futuro? Eccoti 500 euro. Sei un lavoratore licenziato? Eccoti qualche mensilità. Sei un attivista massacrato a Bolzaneto? Eccoti 45.000 euro.
Calare su Bolzaneto un colpo di spugna risarcitorio è un’offesa all’intelligenza umana, una negazione netta dei principi fondamentali su cui dovrebbe basarsi la comune convivenza. Lo Stato dovrebbe capirlo da solo, tanto più se è la Corte europea di giustizia a ricordargli la sua grave inadeguatezza. E invece procede imperterrito per le strade peggiori, lastricate di intenzioni sconosciute ai più e anche per questo per nulla rassicuranti.
Su tutto pesa come un macigno il ruolo asservito della maggior parte dei media. Anche per questo rimando a un’intervista rilasciata a Radio Cora da Lorenzo Guadagnucci, giornalista, attivista e vittima a Genova della violenza di Stato.

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