Irriducibile

Gianni De Gennaro era capo di quelle forze di polizia ora condannate in Cassazione per le gravissime violenze alla scuola Diaz di Genova nel 2001. In undici anni, nonostante le pesanti responsabilità rilevate in primo grado e in appello, quelle forze di polizia hanno usufruito di promozioni così mirate da far pensare a una sorta di premio per il “lavoro”: ossa spaccate, organi spappolati, esiti comatosi che soltanto per caso (o forse per tecnicismo virtuoso) non sono diventati morte. A ciò si aggiunsero prove distrutte, depistaggi vari e un’agghiacciante catena di montaggio che trasferiva dalla Diaz all’ospedale e all’ultimo girone infernale, la caserma di Bolzaneto, persone riunitesi a Genova per discutere temi globali in dissenso con i potenti della terra.

Oggi De Gennaro è sorprendentemente (oppure no, dipende dai punti di vista) sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, con la benedizione trasversale dei partiti che nulla hanno da eccepire. E proprio da Palazzo Chigi dirama una nota ufficiale in cui si legge, a sostegno dei condannati in Cassazione, di un suo sentimento di affetto e di umana solidarietà per quei funzionari di cui personalmente conosce il valore professionale. A parole così gravi meglio che risponda una vittima, per di più giornalista.

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