I volenterosi carnefici della democrazia

Laura BoldriniLa democrazia vera in Italia è morta da un pezzo. Sopravvivono gli ultimi brandelli, azzannati dai denti famelici di un manipolo di affaristi stretti da patti indicibili e travestiti da paladini dei poveri (che invece contribuiscono ad aumentare) e della Resistenza, da cantanti di “Bella ciao” nelle corride televisive di ultima generazione. Un Parlamento esautorato della funzione legislativa e un Governo del Presidente e delle lobby nazionali e internazionali ballano le loro danze davanti agli occhi sconcertati di un’opposizione privata delle sue prerogative, umiliata a colpi di eccezioni ai regolamenti dai cani da guardia di questo scempio.
A un decreto del Governo, che chissà mai perché (ma lo sappiamo, lo sappiamo bene) metteva insieme in un tandem odioso gli interessi popolari e quelli dell’alta finanza  (Imu e rica­pi­ta­liz­za­zione della Banca d’Italia), non si è potuta nemmeno esercitare un’opposizione necessaria e legittima, spinta fino all’ostruzionismo. Fatto inedito e grave nella storia della Repubblica, agito dalla Presidente della Camera Laura Boldrini con preoccupante disinvoltura.
Nel frattempo due condannati, uno con sentenza definitiva e l’altro in primo grado (ma potrà sempre migliorare), entrambi capi di partito, stringono al di fuori delle sedi previste dalla democrazia parlamentare un patto indecente su una legge elet­to­rale altrettanto indecente: enorme pre­mio di mag­gio­ranza, sbar­ra­mento per gli altri par­titi, e ancora una volta (udite udite) l’impossibilità di esprimere preferenze, così da garantire la conservazione delle attuali nomenclature. Si tratta anche e soprattutto di un patto per tagliare fuori non tanto i piccoli partiti (sempre pronti a coalizzarsi con i grandi in vista di poltrone e premi elettorali, per poi rinunciare a ogni minima autonomia di pensiero in quanto in debito di riconoscenza verso chi li ha traghettati), quanto il grande gruppo politico dei Cinque stelle, oggi unica vera opposizione in Parlamento e nel paese.
E ancora una volta strade e piazze dovrebbero essere piene di cittadini che protestano, mentre gli unici che provano ad opporsi finiscono travolti dai diktat di un mostro costituito dalle sigle partitiche più improbabili (Pd, Fi, e avanti c’è posto), in un consociativismo di sistema che annienta ogni differenza e non prevede alcuna vera opposizione.
Così almeno era in Italia fino a poco fa, cioè fino a quando non si è miracolosamente materializzato un nuovo soggetto politico, che altrettanto miracolosamente vorrebbe esercitare le sue funzioni di controllo, di critica e di proposta, per le quali una parte consistente degli italiani l’ha votato. E’ questo ora il vero fastidio, l’imprevisto non calcolato, l’incognita da stroncare con ogni mezzo, grancassa mediatica compresa.
Così appare anche più chiaro perché nessuno, giornalista o politico, ci spieghi con chiarezza: cosa stia succedendo davvero in questi giorni, in Parlamento e fuori, nelle segrete stanze degli accordi; cosa sia questa “tagliola” o “ghigliottina” abbassata sulle teste di un’opposizione più che legittima (senza premi di maggioranza, per intenderci: un uomo, un voto) da una Presidente della Camera eterodiretta; quale ennesimo regalo i politici ci hanno costretto a fare alle “loro” banche (a partire da Unicredit e Intesa, tanto per renderci conto del chi e del come). Hanno di nuovo stretto la corda dei sacrifici intorno al nostro collo (e non certo al loro), prendendoci in giro con il contentino/spauracchio dell’Imu, sbattuto in faccia all’opposizione per stringerla all’angolo, e ancora una volta per umiliarla.
Certo, poi l’opposizione si agita, occupa banchi e commissioni, sale sui tetti; denuncia come può le più alte cariche dello Stato, pur sapendo che un intero sistema, tenuto insieme dal forte collante degli interessi, le difenderà fino alla fine.
E allora ci si dovrebbe domandare cosa possa fare un’opposizione per non essere tirata dentro il cerchio dalle reazioni a caldo, e per non finire così, suo malgrado, sulla vecchia scia maleodorante di chi invece andrebbe combattuto con mezzi nuovi e differenti.
E ci si dovrebbe anche domandare quanto sia difficile salvare il proprio equilibrio, e insieme la propria integrità umana e politica, in un sistema parlamentare continuamente violato, deviato, oliato dagli affari, con pochi che decidono altrove, mentre tanti volenterosi carnefici si muovono ogni giorno obbedienti, nel palazzo e nella vita di tutti i giorni. Alcuni di questi hanno anche la faccia tosta di cantare in Parlamento “Bella ciao”, dando dei fascisti a chi invece cerca di difendere come può una democrazia sfinita. Dimenticando, i primi, quale fosse la democrazia voluta dalla Resistenza e chi l’abbia, colpo dopo colpo, ridotta allo straccio che è.

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