No more Masoch

Ieri la Grecia con il suo referendum ci ha dato una grande lezione e ha aperto una breccia nell’Europa delle oligarchie e dei poteri forti che ora sta a noi allargare. Esserne riconoscenti e felici è naturale. Nello stesso tempo, la fase che si è subito aperta è difficilissima e anche più insidiosa della precedente. Quella domanda di democrazia europea vera, espressa a maggioranza da un popolo intero, preoccupa quelle oligarchie ancor più del debito greco stesso, usato come pretesto proprio per non rispondere ad essa.
E il ricatto continua, come e peggio di prima. Non sarà la testa del ministro Varoufakis, prontamente richiesta da quella oligarchia e messa oggi all’alba sul suo piatto, a placarne la fame. In ballo c’è l’esternalizzazione della democrazia e la difesa a oltranza di un sistema neocapitalista sempre più virtuale nelle modalità ma crudamente reale nelle conseguenze.
Di questo sistema, apparentemente nuovo nell’involucro ma vecchissimo nella sostanza, si soffre e si muore come nei secoli scorsi. Con minore speranza di riscatto, perché mina alla radice le coscienze, polverizza le relazioni, mercifica e mistifica il pensiero, crea dipendenze a doppio filo con infimi giocatori d’azzardo travestiti da statisti. Questi ti chiedono la vita in bianco, per riempirla o strapparla a piacimento, come una vecchia cambiale.
Ieri un popolo ha alzato la testa e ha detto no, insegnandoci che è possibile dire basta e iniziare a cambiare. Per questo subirà attacchi ancora più pesanti e per questo, da oggi, avrà maggiore bisogno di sostegno. Non servono tante parole, serve agire concretamente.
C’è una canzone di Gianfranco Manfredi che rappresenta questo mio sentire di ora, della Grecia e di noi. Immagine anteprima YouTube

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