Stanza numero quindici

Vivo se guardo gli alberi
oltre la finestra
e mi scaldo le mani
fuori nascono foto
che il diaframma rifiuta
serrando le porte

così la memoria si assottiglia
negli spazi interni
nei gesti che muovono oggetti
in figure di danza
educate alla poca esperienza

e alle parole leggere,
soffiate sul vetro che si appanna (1996)

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Seminando futuro

David Graeber, antropologo anarchico e attivista di Occupy Wall Street, segue la sperimentazione sociale dei nuovi movimenti in risposta alla crisi del capitalismo e della democrazia tradizionale. Parla di un capitalismo kamikaze che, incapace di una risposta economica concreta, si allea con la politica adottando insieme ricette disastrose come i tagli alle spese. Anche le élites politiche, per parte loro, manifestano grossi limiti, in particolare due collegati tra loro: avere investito molte energie in una difesa ideologica del capitalismo come unico sistema possibile senza affrontarne le disfunzioni; aver perduto l’immaginazione e la capacità di pensare su lunghi periodi storici.
In un contesto del genere Graeber guarda con fiducia a quelle che definisce  strategie di dualismo di potere, sostenendo che senza istituzioni alternative e forme di democrazia diretta non si costruisce una svolta. Secondo lui il comunismo è di fatto già presente in molte relazioni di cooperazione sociale e nella umana capacità di lavorare insieme. Meno ideologico e più pratico, viene però a sua volta sfruttato dal capitale. Vien di pensare che questa sia forse l’insidia maggiore da cui difenderlo.
Un’altra insidia presente è quella che Graeber definisce tirannia del debito, una sorta di imperativo morale che spinge intere popolazioni a privazioni dannose e alla conversione di parti sempre più ampie di vita umana in lavoro (nelle sue forme, viene di aggiungere, più selvagge e deregolamentate).
A quest’ultimo tema del debito, cruciale per il nostro presente e per la nostra comune sopravvivenza, dedica un libro di oltre cinquecento pagine (Debito. I primi cinquemila anni. Il Saggiatore 2012), da lui presentato qualche mese fa a Roma, al Teatro Valle Occupato.
Il libro mostra come l’istituzione del debito sia precedente a quella della moneta e come domini la sfera morale e umana, condizionandone l’autonomia e degenerando in conflitto sociale. Inoltre indaga la crisi attuale, determinata dall’abuso di strumenti finanziari prodotti da grandi banche al di fuori di ogni controllo, rivendicando la superiorità morale di cittadini e stati indebitati rispetto a creditori privi di ogni scrupolo, capaci anche di subordinare libertà e democrazia all’andamento dei propri affari.

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Un veliero controvento

Dopo essere partito tre mesi fa dal mare del Nord, qualche ora fa il veliero della Freedom Flotilla 3 “Estelle” è stato assaltato da navi da guerra israeliane in acque internazionali al largo dell’Egitto. A bordo ci sono attivisti per i diritti umani e parlamentari di varie nazionalità europee. Estelle trasporta alberi di ulivo, sedie a rotelle, deambulatori, stampelle, stetoscopi ostetrici, libri per bambini, giocattoli, palloni da calcio, strumenti musicali, attrezzature teatrali, radio per la navigazione e altro materiale utile destinato a Gaza. La delegazione, in missione umanitaria e di pace, faceva rotta da acque internazionali direttamente in acque territoriali di Gaza, chiedendo giustizia per il popolo palestinese, in linea con le risoluzioni ONU e le dichiarazioni di tutte le associazioni umanitarie internazionali che denunciano da anni l’estrema gravità della situazione in cui è costretta a vivere la popolazione civile di Gaza assediata da Israele.
Mentre si attendono notizie, sapendo già che si farà fatica ad averle, ci si fa compagnia con alcuni ricordi. Ne scelgo due: quello di Vittorio Arrigoni che ci ripete di restare umani e quello di Ascanio Celestini, che ha salutato Estelle con parole semplici e di grande saggezza.

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