Stanza numero due

Ho ripreso a studiare
i movimenti indenni della luna
un ciclo esatto che accresce
e consuma il liquido lucente,
madre per legge naturale

scivola l’acqua marina
sotto il guscio panciuto delle barche
in fila ordinata
oltre il mare è confuso
e la sirena suona l’imprevisto

non resistergli allora,
non è certo migliore la rotta che conosci
melodiosa o stridente tuo malgrado

Era in sala d’aspetto la compagnia
delle primavere algerine
il colono volgeva la schiena
al trofeo dei misfatti
riproducendo lingua e lineamenti
di nascosto nei letti
più faticoso propagare un canto di lavoro
a cielo aperto, tra sabbia e canali

E le donne non hanno più memoria
dell’ipnosi violenta da invasione
per le fughe inseguite e per lo stremo

sempre uguale la terra conquistata,
ora splende nei mattini di nuovo sereni
mescolando una saga di generazioni miste
con l’odio occultato dentro il corpo

Legge qualcuno dalla barricata rossa
bianche lettere enormi, e non è che un inizio:
dove si schiera l’esercito francese
quando attacca di notte?
dove la giovane staffetta coi capelli lisci
femmina l’Africa che la partoriva
e madre il mare di mezzo?

ora la France che la vuole moglie
per i suoi francesi s’inventa
una parata (1996)

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