Resistenze naturali

In questi giorni ho letto Le terre emerse del poeta ticinese Fabio Pusterla (Einaudi 2009), note finali comprese, e anche da queste ultime ho ricevuto forti suggestioni.

Qui mi riferisco a due note in particolare. Una riguarda il dronte, uccello delle Mauritius incapace di nuotare e di volare: non superò l’impatto della colonizzazione olandese e si estinse. L’altra rimanda a Flora ferroviaria (di Ernesto Schick, Chiasso 1980), che descrive l’indomabilità di alcune piante durante la realizzazione di un tratto ferroviario elvetico.

Entrambi sono esempi di aggressione e di risposta naturale dagli esiti opposti, muoio o resisto, senza casi intermedi di adeguamento.

Il paragone con la nostra condizione antropologica è inquietante: tra minoranze in via di estinzione o resistenti si colloca una massa mutante sempre più numerosa, a corto di identità e di reazione di fronte a qualsiasi rischio di libertà.

Ieri mi sono addormentata pensando: Chi di noi, dopo una fuga impossibile, finirà come il dronte? Chi come l’erba aggrappata a qualche massicciata di confine? E semmai da quale parte, italiana o svizzera?

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La Lega e i falò

Circa una anno fa il leghista Calderoli, ministro per la semplificazione, bruciò con un lanciafiamme un muro fatto di scatoloni pieni di norme abrogate. Così, tanto per dare un esempio concreto di distruzione o di esaltazione neroniana (brucia Roma, brucia), sublimata in un gesto da piromane della carta, contrario a ogni riciclo.

In queste settimane in Veneto qualche politico locale sta chiedendo a scuole e biblioteche di boicottare alcuni scrittori, rei di avere firmato nel 2004 un appello contro l’estradizione dalla Francia di Cesare Battisti. In una biblioteca in particolare, poi, sarebbero spariti dagli scaffali i libri di Roberto Saviano, reo di aver parlato della presenza della mafia al nord.

Così mi è tornato in mente il tuttofare Calderoli, organico in terra leghista, campione della semplificazione al punto da cancellare col fuoco la materia stessa. Il suo lanciafiamme sarebbe senz’altro efficace per una risoluzione del problema libri alla radice.

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Un incubo e un sogno

Per descrivere il disastro dell’Italia non si sa da dove cominciare: annientamento progressivo della struttura dello stato e dei suoi capisaldi istituzionali e costituzionali; negazione sistematica del diritto alla salute, ai beni naturali e culturali, allo studio, al lavoro, all’informazione, alla giustizia, alla partecipazione e alla rappresentanza politica e sindacale; sfruttamento del territorio e delle risorse in un insieme micidiale di logiche colonialiste e secessioniste; garanzia di rappresentanza e di affari alle varie criminalità organizzate. E l’elenco potrebbe continuare per ulteriori specie e sottospecie, ciascuna con i propri infiniti esempi.

Alcuni di noi sono coerentemente fermi al 1992, anno in cui un signore, ineleggibile per palesi incompatibilità e trascorsi, fu abilitato alla politica e alla guida dello stato dalla maggior parte dei partiti e del paese. L’anomalia era già lì, ma riguardava in realtà un fenomeno degenerativo già in atto, di cui quel signore si fece soltanto efficace rappresentante.

Sono passati quasi vent’anni, e quella metastasi si è estesa a tal punto che non si riesce più a distinguere una cellula sana da una non sana, un cittadino o un politico integro da uno che non lo è. Il “sistema” (non quello di cui parla Saviano, ma quello più vasto che, con analogie e coincidenze pesanti, ormai riguarda tutto il corpo malato di questo povero paese) può annetterti o rifiutarti, ma prima ti manipola per autoconservarsi, passando per tv, giornali, consumi, ambienti di lavoro, famiglie, gruppi e organizzazioni, con piccoli e grandi ricatti e imposizioni quasi quotidiane. Resistere è difficilissimo, a volte impossibile.

E ancora, dopo quasi vent’anni, molti pensano che il problema sia quel signore tuttora inamovibile e non l’intero “sistema”, che lo regge insieme a tanti altri signori, un’intera classe politica, organica e inamovibile anch’essa, ormai del tutto contaminata.

La classe politica italiana è incapace di eliminare anche uno solo dei suoi bubboni più evidenti perché ciò significherebbe l’inizio della sua fine, la rinuncia ai suoi privilegi e poi a se stessa, tutta, senza particolari differenze.

Intanto l’incubo continua, dal 1992 e anche da prima, e non si hanno strumenti individuali per fermarlo che vadano oltre la coscienza di sé e del proprio agire quotidiano, tra desiderio di giustizia sociale, onestà, coerenza.

E un sogno che più o meno si ripete così: c’è tanta brava gente di fronte al Parlamento che aspetta l’uscita di tutti quei signori. Poi entra e si chiude dentro, per non farli passare più.

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