Genova e i gattopardi

I fatti di Genova sono uno dei tanti pezzi di passato oscuri e irrisolti di questo paese. Come il relitto d’un DC-9 abbattuto o come i frammenti di bombe ancora prive di paternità, quel pezzo di passato ha seminato morti e feriti, depistaggi, ingiustizie e false verità.

Basti pensare a due vicende giudiziarie giunte di recente in Cassazione con esiti molto differenti: nemmeno un giorno di carcere per le forze dell’ordine che hanno aggredito e massacrato a freddo manifestanti che stavano dormendo alla scuola Diaz; decine e decine di anni di carcere per manifestanti colpevoli di avere danneggiato cose ma non persone.

Basti inoltre pensare all’uccisione di Carlo Giuliani e allo scempio del suo corpo, per cui non s’è celebrato nemmeno un processo.

Questa è l’Italia, un paese incivile dove ogni volta occorre ricordare quello che vorrebbero farci dimenticare. Come l’avvio pacifico delle manifestazioni di Genova, nonostante l’avessero ridotta a uno scenario finto, spettrale, militarizzato oltre ogni ragionevole misura; come le immagini gioiose del corteo dei migranti.

Tutto era cominciato così, con un mondo in movimento alla ricerca di un futuro invece negato dai potenti della terra. Quale regia oscura ha poi cambiato il corso delle cose? Quale volontà perversa ha pianificato a tavolino la trasformazione di un appuntamento straordinario in una trappola mortale e nell’annichilimento collettivo degli anni a venire?

La risposta a queste domande è in una lista di personaggi che più o meno conosciamo: fermi ai loro posti da tempo immemorabile, si stringono intorno a emergenze che loro stessi procurano per autoconservarsi e spartirsi poltrone e decisioni. Oggi come in passato, e tutti insieme perché nulla cambi.

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Indietro tutta

Dagli anni ottanta l’Italia è come un treno che cammina all’indietro, lasciandosi progressivamente alle spalle un discreto livello di civiltà costruito con fatica. Dai finestrini di quel treno i manovratori hanno lanciato via conquiste e diritti. Un vortice li ha risucchiati dalla memoria di tanti che almeno li hanno conosciuti.

In circa trent’anni si è così dissipato un patrimonio di idee, valori e anche risorse, accumulando barbarie e debiti di cui nessun amministratore pubblico si ritiene oggi responsabile, mentre si accinge a buttar giù gli ultimi oggetti ingombranti: lavoro e salute, ad esempio, senza più peso e senso.

In un quadro del genere non stupisce affatto che si neghino i diritti delle cosiddette minoranze. Cosa volete che conti una coppia omosessuale non garantita… Più o meno un bruscolino, per giunta in un occhio, un piccolo fastidio e niente di più.

In questo fine settimana, tra le fiamme di un clima estivo sempre più anomalo per via dell’inquinamento, ha preso fuoco anche un’assemblea nazionale di partito: ombelicale, estenuata, fuori dalla realtà. Mentre il commissariamento di Monti & company imperversa, con tutta la forza distruttiva di una pesca a strascico in stile Regimental, e gran parte dei cittadini affronta sacrifici e incertezze senza precedenti, alcuni delegati si azzuffano sul tema dei diritti delle coppie omosessuali. Surreale. Parliamo di un partito che con il suo voto sta togliendo diritti fondamentali e mezzi di sopravvivenza a tantissimi cittadini,  omosessuali e non, mentre alcuni suoi aderenti reclamano diritti per una minoranza. Forse non si sono accorti di come va tutto il resto?

Io che ho sempre creduto nella piena legittimità civile per tutte le differenze, in passato non avrei mai immaginato di dover fare un discorso così. Ma un treno che va all’indietro disegna altre prospettive: tra non molto su tante differenze avrà la meglio una solidarietà nuova e magari più laica, mossa da un pezzo di pane da dividere e non da sfumature affettive. Se sarà meglio o peggio non lo so, né so rispetto a cosa lo sarà. Comunque sia, questa è la realtà che ci troviamo a vivere.

Ricordo che Dario Bellezza, poeta e scrittore spesosi in passato per i diritti degli omosessuali (con i radicali, con il Fuori, da solo), un giorno mi disse: “Omosessualità, eterosessualità: la verità è che tutto è nobilitato dall’amore. O tutto non ne è nobilitato. Se non c’è amore il resto non mi interessa”. Oggi riposa in un cimitero acattolico, non certo per caso.

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Uno tsunami piccolo piccolo

Giovedì scorso un’onda anomala ha attraversato il basso Tirreno da nord a sud ed è stata misurata dall’Ispra (Istituto per la protezione e le ricerche ambientali) da La Spezia a Palermo. A Gaeta, per esempio, il fenomeno è durato circa tre ore, con il mare che si ritirava dalla costa di venti-trenta metri e tornava ogni tre-cinque minuti con un’onda alta quasi un metro. Gli esperti hanno parlato di piccolo tsunami per via della frequenza: superiore a quella di uno tsunami (un’onda ogni 3-5 minuti) e inferiore a quella di una tempesta (con onde a intervalli di pochi secondi). Hanno anche ipotizzato l’origine meteorologica, riferendosi a cambiamenti di clima repentini.

Sorgono almeno tre considerazioni. Si verificano manifestazioni naturali nuove, impreviste e pericolose, ma il degrado ambientale a cui si riconducono non è trattato come un’emergenza. Al contrario, invece di essere ridotto si accresce, per via di scelte irresponsabili che inseguono un utile privato e momentaneo. I media tacciono, riducono o manipolano notizie di interesse collettivo, impedendoci di guardare in faccia la realtà.

In questo caso in particolare, la scarsa rilevanza data a una notizia così grave e preoccupante poteva far pensare a una bufala estiva. E invece si trattava del solito trattamento al ribasso, riservato alle informazioni scomode o non gradite all’establishment.

In www.repubblica.it si può anche leggere che “la Protezione civile non ha voluto diramare comunicati da una parte per non creare panico sulle spiagge — tutelando, così, gli interessi degli imprenditori balneari — e dall’altra perché il fenomeno non è stato spiegato né  compiutamente compreso”. Più tranquilli di così…

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